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Progetto "Spillover: Come ti racconto la One Health"

Una visione globale della salute è ormai una sfida irrinunciabile. Ci troviamo di fronte ad un cambiamento di paradigma del concetto di salute. Il punto storico di riferimento è la definizione di salute sancita dall’OMS nel 1948, come “pieno benessere fisico, psichico e sociale” e “non solo come assenza di malattia”. Questa definizione segna un primo allargamento di prospettiva, comprendendo i “determinanti socio-economico-culturali” e l’impatto di questi sulla salute dei singoli e della collettività. Oggi lo spettro si allarga ulteriormente. La “salute globale” comprende un concetto di salute immersa nelle attuali criticità planetarie: cambiamenti climatici, crisi economiche, alimentari ed energetiche. La “one health” va oltre, verso un benessere non solo umano, perché la salute umana è strettamente connessa a quella animale e ambientale.
La salute di esseri umani, animali, piante ed ecosistemi è strettamente interconnessa. Secondo l’Oms circa il 60% delle malattie infettive emergenti segnalate a livello globale proviene da animali. Molte delle malattie emergenti e non, come Ebola, Aids, influenza aviaria e il Covid-19, non sono eventi casuali ma la conseguenza dell’impatto delle attività umane sugli ecosistemi naturali. Ogni cambiamento nelle relazioni e nei rapporti di forza può favorire lo sviluppo e la diffusione di nuove malattie. Negli ultimi tre decenni sono stati rilevati almeno 30 agenti patogeni, prima del tutto sconosciuti. Gli allevamenti intensivi, l’abuso del suolo, la perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici e le alte densità degli insediamenti urbani umani sono fattori che favoriscono direttamente o indirettamente la diffusione di malattie ed epidemie. Le epidemie di Ebola, SARS, influenza aviaria, Zika, e ovviamente SARS-CoV-2 hanno tutte avuto origine da un serbatoio animale.  Dunque i comportamenti e le azioni umane condizionano l’equilibrio e il benessere degli ecosistemi viventi e viceversa. Per questo occorre un approccio condiviso, coordinato e sostenibile alla salute, che consideri a livello globale il benessere a lungo termine di tutte le specie viventi.
Secondo la visione trasversale, insita nel concetto di “one health”, bisogna individuare le cause che più espongono l’umanità a rischi sanitari. Una volta accertate, occorrerà programmare gli interventi necessari a salvaguardare la salute di tutti e quindi anche del pianeta. Il documento dal titolo “One Health Joint Plan of Action” (OHJPA) redatto nell’ottobre 2022 a Berlino da alcune delle principali organizzazioni internazionali impegnate in ambito sanitario, ha definito sei differenti piani di intervento: aumentare le potenzialità “one health” per rafforzare i sistemi sanitari; ridurre il rischio di epidemie e pandemie da zoonosi emergenti o riemergenti; controllare ed eliminare le infezioni trasmesse da vettori, le zoonosi e le malattie tropicali neglette; potenziare la valutazione, la gestione e la comunicazione dei rischi alimentari; contrastare la pandemia silente dovuta alla resistenza antimicrobica;  integrare l’ambiente nell’approccio “one health”.
Inoltre l’Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) e l’OMS hanno realizzato una guida per un approccio “one health” a livello globale con sei punti cardine da perseguire:

  • lo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili
  • la salvaguardia della natura
  • la disponibilità di acqua pulita
  • una rapida transizione energetica
  • la costruzione di città inclusive, sicure e sostenibili
  • l’azzeramento degli incentivi per i combustibili fossili

Per raggiungere questi obiettivi il DSPMI ha proposto il progetto di Terza Missione "Spillover:come ti racconto la one health".
Il progetto parte dalla interpretazione dello spillover come modello trasversale tra la scienza biomedica e la divulgazione scientifica biomedica. All’interno della cornice formale dello spillover, si propone di raccontare la one health ai ragazzi che frequentano le scuole di secondo grado, come target prioritario ma non esclusivo, attraverso un percorso immersivo, interattivo e interdisciplinare, per contribuire a costruire la one health literacy, migliorando così la salute pubblica nel suo complesso. Il percorso prevederà una visita a piccoli gruppi al Museo Laboratorio d’epoca all’interno del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, a cui seguirà, attraverso un viaggio/spillover nel tempo, una esperienza virtuale dedicata alla one health, fruibile all’interno del museo (duplicabile presso gli altri Dipartimenti inclusi nel progetto e/o spazi Sapienza). La pagina informativa interdipartimentale dedicata al progetto, il podcast interdipartimentale dedicato alla one health e la pubblicazione divulgativa, interdisciplinare, dedicata alla one heath, con la Sapienza Università Editrice, consentiranno un' amplificazione dell’impatto del progetto ed una diffusione anche ad un target più ampio dentro e fuori Sapienza.
 
 
Tutti questi obiettivi, fissati anche dall’ONU nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sono considerati essenziali per la promozione del modello di salute unitaria e per contenere le perdite di biodiversità ormai irreversibili, determinate anche dai cambiamenti climatici.
In Italia sono state avviate iniziative per promuovere l’approccio “one health”. Per esempio, nel Piano Strategico 2021-2023 dell’Istituto superiore di sanità, già in corso di attuazione, si propone un nuovo modo di gestire i pazienti, valutandone lo stato di salute complessivo in un’ottica d’insieme e meno incentrata su sintomatologie singole. Grande attenzione alla salute dell’intero ecosistema viene sottolineata come necessaria dalla Federazione nazionale ordini veterinari italiani (FNOVI), che punta a integrare il mondo medico e quello veterinario. I veterinari sono coinvolti in molte filiere produttive, e si confrontano quotidianamente con i problemi di sicurezza alimentare, della resistenza antimicrobica, della salute e del benessere degli animali e della tutela dell’ambiente. 
La “one health” sintetizza la concezione globale della salute (la salute di ognuno è la salute di tutti) e la concezione olistica della salute (la salute umana è connessa alla salute degli animali e dell’ambiente). I concetti quindi di salute circolare e salute in tutte le politiche si intrecciano tra loro. Tutte le politiche dovrebbero considerare la salute (“health in all policies”, OMS) e le politiche sanitarie dovrebbero tenere in considerazione, per la prevenzione, la cura e l’organizzazione, di tutti i fattori che incidono sulla salute pubblica. “One health” è un approccio integrato e unificante, fondato sulla collaborazione interprofessionale e multidisciplinare tra settori diversi, che mira a bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi. E una più stretta collaborazione tra tutti gli attori del mondo della salute non può che giovare all’intero sistema. Il cambio di paradigma comprende una fattiva integrazione e sinergia nelle politiche, nella ricerca e nell’educazione. I medici devono collaborare con psicologi e sociologici, oltre che con veterinari e studiosi dell’ambiente.
Per un modello di salute globale è necessario un modello di comunicazione globale, secondo una prospettiva interdisciplinare e multi-dimensionale. La comunicazione in sanità è una disciplina relativamente recente, è lo studio di come le informazioni sulla salute sono generate e disseminate e come tali informazioni influenzano gli individui, i gruppi, le istituzioni e la policy. Questa materia riguarda tutti gli aspetti della salute, ad esempio la ricerca, l'attività clinica, la salute pubblica e globale, i processi di policy, e si avvale di diversi approcci conoscitivi. La comunicazione è ormai uno strumento essenziale per la salute pubblica e il suo ruolo è riconosciuto da istituzioni come l’OMS, l'UNICEF, la FAO, il CDC. L’OMS considera la comunicazione una competenza essenziale per il controllo delle epidemie quanto l'epidemiologia o le analisi di laboratorio, poiché supporta i professionisti della salute nel loro lavoro quotidiano, educa i pazienti e aiuta i policy makers, avendo anche un ruolo chiave nella prevenzione delle malattie e nella promozione della salute. Dal momento che contribuisce attivamente al miglioramento della sanità pubblica, anche la comunicazione va considerata in una prospettiva "one health",  adottando un approccio di tipo “one communication”. Ciò significa che la comunicazione deve coinvolgere non solo i professionisti sanitari, ma anche i veterinari, gli esperti di salute ambientale e le comunità locali, per la prevenzione delle malattie, la condivisione delle conoscenze e la ricerca di soluzioni innovative per migliorare la salute dell'intero ecosistema.  Il Centro per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie statunitense (CDC), indica come fondamenti del concetto “one health” tre parole chiave: coordinare, comunicare, collaborare. Il coordinamento fra le diverse discipline specializzate nei tre ambiti: uomo, animale, ambiente, è fondamentale nella preparazione ad affrontare una sfida così importante. Così come è fondamentale una comunicazione trasparente fra sanità pubblica e operatori del settore privato, tra ricerca e industria, per il successo di programmi e strategie che stimolino l’innovazione in un’ottica di “one health”. E ancor di più lo è una comunicazione/informazione efficace verso i cittadini, per consentire l’acquisizione della consapevolezza dell’interazione delle diverse componenti e per comprendere come modificare i comportamenti (ad esempio lo stile di vita, i comportamenti sostenibili nei confronti degli animali e dell’ambiente).
La visione olistica della “one health” ossia un modello sanitario basato sull'integrazione di discipline diverse, è antica e al contempo attuale. È riconosciuta ufficialmente dal Ministero della Salute italiano, dalla Commissione Europea e da tutte le organizzazioni internazionali quale strategia rilevante in tutti i settori che beneficiano della collaborazione tra diverse discipline. La “one health” è un approccio ideale per raggiungere la salute globale perché affronta anche i bisogni delle popolazioni più vulnerabili. Le sfide della salute circolare, globale e in tutte le politiche, impone un’ottica interdisciplinare per affrontare e superare le iniquità  di salute, l’inquinamento e il cambiamento climatico, la  diffusione delle malattie non trasmissibili, l’esitazione vaccinale, la farmacoresistenza, e l’esclusione dall’assistenza sanitaria di base. Senza dimenticare che i flussi migratori rappresentano ormai un fenomeno di portata globale in costante crescita e che le implicazioni sanitarie del fenomeno migratorio sono e saranno progressivamente sempre più rilevanti.. Per il 2050 è previsto un movimento globale che potrebbe coinvolgere 400 milioni di persone come risultato delle crescenti disparità demografiche, dei conflitti nazionali, etnici e religiosi, dei cambiamenti ambientali, delle nuove dinamiche economiche e delle politiche globali. Sulla salute dei migranti incidono alcuni fenomeni compresi nel processo di acculturazione, tra cui soprattutto un cambiamento negli stili di vita e l’assunzione di comportamenti a rischio, ma anche la difficoltà di accesso ai servizi sanitari, e la condizione strutturale data dall’accumulo di svantaggi e di disuguaglianze nei contesti di vita e di lavoro. Una delle sfide della sanità pubblica è proprio riuscire a garantire accesso ai servizi e percorsi di tutela per tutte quelle persone che, per diversi motivi, si trovano in condizioni di fragilità sociale. Per riorientare le strategie di cura, contrastare le disuguaglianze socio-educative, sostenere la partecipazione sociale e la cittadinanza sanitaria, è indispensabile attuare delle buone pratiche per ridurre le barriere di accesso ai servizi sanitari e migliorare la salute delle fasce sociali. Come per esempio: fornire servizi culturalmente e linguisticamente adeguati; adattare i servizi sanitari alle più difficili condizioni di vita (ad es. orario di lavoro, sensibilizzazione della comunità, maggiore presenza sul territorio); assicurare un trattamento non discriminatorio, che sappia adattarsi alle necessità delle differenze di genere, di età e culturali.  La salute del presente e del futuro si gioca dunque in termini di salute globale, che può essere considerata una nozione (il corrente stato di salute globale), ma anche un obiettivo (un mondo di persone in buona salute) e un mix di ricerca e pratica (con molte domande, problemi, abilità e competenze) utili per raggiungerlo. La salute globale si riferisce alla portata dei problemi e non alla loro posizione geografica, e si concentra sulle disparità sanitarie interne e sulle questioni transnazionali, per abbracciare l’intera gamma delle malattie che minacciano la salute delle popolazioni del mondo.
Il DSPMI (Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive) della Sapienza ha come obiettivo principale quello di offrire al mondo accademico e alla società civile un centro di studio e controllo di tutti i fattori che possono influire sullo stato di salute individuale e collettivo. Proprio per raggiungere questo obiettivo il Dipartimento si avvale dell'apporto di conoscenze e competenze professionali e specialistiche diverse, operanti secondo modalità di integrazione multidisciplinare (il Dipartimento è composto da quattro diverse Sezioni: Igiene e Statistica Sanitaria, Malattie Infettive e Pneumologia, Microbiologia, Parassitologia). Per altro va sottolineato che, la salute pubblica può essere considerata la chiave di accesso dei cittadini alla scienza biomedica, poiché impatta più direttamente sul quotidiano.  Inoltre il DSPMI si caratterizza come punto nodale di un sistema della salute costituito da due policlinici universitari e dal Polo pontino, che integrano funzioni didattiche, scientifiche e assistenziali (Policlinico Umberto I di Roma, il Polo Pontino di Latina e l’Ospedale Sant’Andrea), consentendo così di valorizzare la capacità di collaborazione transdisciplinare tra poli assistenziali e università attraverso un dialogo formativo che generi ricerca, nuove conoscenze e miglioramento assistenziale.
Per tutti questi aspetti sopra elencati, il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, può considerarsi un naturale punto di riferimento dell’Ateneo nell’ambito della divulgazione e comunicazione a supporto della cultura della “one heath” e della “salute globale”, in termini di ricerca, formazione e terza missione, così come delineato nel piano strategico di Dipartimento 2023-25, e in linea con il piano strategico di Ateneo.
La salute globale e la “one health” pongono dunque nuove sfide alla salute pubblica. La globalizzazione impatta sul contesto sociale e politico, comprese le politiche di salute e sulla stratificazione sociale, ovvero sull’esposizione diversa a seconda dello strato sociale ai fattori di rischio ambientali e comportamentali, e sulla diversa suscettibilità alle malattie nei diversi strati sociali. Così come la salute degli esseri umani è sempre più strettamente legata alla salute degli animali e dell’ambiente. È evidente che la corretta informazione e comunicazione possono fare molto per costruire la one health e global health litercy dei cittadini, migliorando così salute pubblica e sanità nel suo complesso. In questo contesto il  DSPMI (in linea con il piano strategico di Dipartimento e di Ateneo) si propone come punto di riferimento, in un’ottica anche di posizionamento a livello locale, nazionale e internazionale, per comunicare le nuove sfide della salute globale attraverso strategie informative/comunicative e divulgative adeguate per contribuire alla costruzione di una reale cittadinanza scientifica . Un modello di comunicazione per la salute globale, secondo una prospettiva interdisciplinare e multi-dimensionale, deve garantire il coordinamento fra le diverse discipline specializzate, una comunicazione trasparente fra sanità pubblica e operatori del settore privato e tra ricerca e industria, concentrandosi sulle disparità sanitarie interne e sulle questioni transnazionali, per abbracciare l’intera gamma delle malattie che minacciano la salute delle popolazioni del mondo.
 
Oggi la comunicazione anche in ambito scientifico prevede un paradigma partecipativo e multidirezionale in grado di gestire i conflitti che si generano all’interno della sfera pubblica, per ristabilire un nuovo rapporto fiduciario con i cittadini. A tal fine il DSPMI si propone di lavorare ad un modello integrato per la comunicazione della “one health” e della salute globale, che consideri il peso culturale della comunicazione intesa anche come dialogo, multidimensionalità e interdisciplinarietà, e che abbia come parole chiave: responsabilità, reciprocità, inclusione, contaminazione, circolarità e sostenibilità, fortemente in linea con il Piano strategico di Ateneo. A partire sia dalla comunicazione interna tra i vari attori/settori coinvolti, in termini di interdisciplinarietà e dialogo, sia da quella esterna come impatto sull’opinione pubblica attraverso i media generalisti e i nuovi media, il modello si propone di identificare strategie e tecniche di comunicazione integrata per favorire: il dialogo fra i sistemi (uomo, animale, ambiente), una proficua intesa fra pubblico e privato e fra istituzioni e industria, secondo il modello della quadrupla elica (università, società, impresa, istituzioni /university versus multiversity),  una adeguata one health e global health litercy dei cittadini.  

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